Tutti i prodotti sono selezionati in piena autonomia editoriale. Se acquisti uno di questi prodotti, potremmo ricevere una commissione.

Intelligenza artificiale e gaming: il caso del poker

L’intelligenza artificiale e le sue applicazioni sono sicuramente uno dei temi più caldi del dibattito tecnologico attuale. I software di IA fanno ormai parte della nostra vita, e vengono sfruttati in moltissimi settori, dal marketing alla progettazione industriale fino ad arrivare alla medicina, e ogni giorno compaiono programmi sempre più avanzati in grado di imparare e prendere decisioni come farebbero gli esseri umani. Uno degli ambiti in cui la nuova tecnologia si sta sviluppando più velocemente e che rappresenta un terreno di prova per il futuro è sicuramente quello dell’intrattenimento. In particolare del gaming, comparto in cui le intelligenze artificiali si stanno rivelando particolarmente utili sia per gli operatori che per i giocatori.

L’intelligenza artificiale rappresenta il presente e molto probabilmente anche il futuro del mondo del gaming e del poker in particolare. Fin qui importanti operatori come PokerStars ne stanno sfruttando le potenzialità per analizzare le abitudini dei giocatori e offrire loro proposte sempre più personalizzate.

Una tecnologia, l’IA che è destinata a influire non soltanto sugli aspetti promozionali e di marketing e sulla fidelizzazione degli utenti ma anche su quelli più strettamente legati al gioco. Ad esempio trasformandosi in un avversario di alto livello con cui confrontarsi ogni giorno.

In realtà la sfida tra uomo e macchina non è nata col poker. Già nel 1979 il computer BKG 9.8 riuscì a battere l’allora campione del mondo di backgammon. Poi fu la volta della sfida a scacchi tra Deep Blue e il maestro Gary Kasparov, vinta dalla macchina creata da IBM. Infine le vittorie dell’IA a Scarabeo e a Go, ritenuto uno dei giochi più complessi e ricchi di variabili in assoluto.

Pochissimi anni fa è balzato agli onori della cronaca generalista il caso Pluribus, intelligenza artificiale creata da alcuni scienziati statunitensi che è riuscita a battere alcuni dei più grandi campioni di Texas Hold’em attualmente attivi. Un esperimento che è addirittura finito sulle pagine della rivista Science, punto di riferimento della scienza mondiale.

Ed è bene ripercorrere le tappe salienti di questo caso, per capire le immense possibilità che l’IA può garantire in tutti i campi del sapere. I ricercatori che hanno creato Pluribus hanno insegnato al proprio software a giocare a poker sfidando altre sue copie virtuali. Una fase di training durata pochi giorni in cui l’intelligenza artificiale ha imparato le regole del gioco e ha velocemente affinato la propria strategia prendendo spunto dagli errori commessi. Il tutto “girando” senza macchine o hardware estremamente potenti.

Lo step successivo è stato quello di insegnare a Pluribus a ragionare per gradi, ovvero sulla base di 3-4 mani consecutive e non su quella dell’esito finale di una partita. Il resto l’ha fatto il software stesso, eliminando in automatico tutte le possibilità poco vantaggiose all’interno della partita e imparando sia dalle sue mosse precedenti che da quelle degli avversari al tavolo verde. E la cosa più impressionante è che Pluribus ha anche imparato a bluffare. Ovviamente non nel senso stretto del termine (tell, espressioni e comportamenti umani non sono replicabili) ma considerando il bluff come una strategia di gioco al pari delle altre. Se a questo aggiungiamo il fatto che la macchina non soffre di stanchezza come l’essere umano e che il processo di apprendimento è praticamente illimitato è facile intuire il motivo della sconfitta dei campioni delle due carte.

L’intelligenza artificiale, però, non è solo un avversario imbattibile anche per le stelle più affermate. Potrebbe anche rivelarsi una preziosissima alleata dando vita a nuovi software in grado di aiutare i giocatori a migliorare le proprie strategie analizzando lo storico delle mani giocate e proponendo nuove soluzioni e tattiche innovative. Strumenti di questo tipo, perfettamente legali, esistono già e stanno prendendo sempre più piedi anche tra i campioni più affermati. Un esempio di come la tecnologia, se usata nel modo giusto, non è un mezzo da demonizzare ma un aiuto prezioso in moltissimi campi. Anche al di là delle piattaforme di gioco.